I beni confiscati in Umbria
ConfiscatiBene

Ricerca sui beni confiscati in Umbria realizzata dagli studenti del laboratorio "Comunicazione Web della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia" con il coordinamento di Dataninja.it

14 luglio 2016



I beni confiscati a mafia, ‘ndrangheta e camorra

Martina Nobili e Alessandra Palmucci

Chi è ancora convinto che le mafie siano un problema esclusivo delle regioni dell’Italia Meridionale commette un grave errore. Ad oggi, infatti, le più importanti associazioni a delinquere del nostro Paese hanno “esportato” i loro affari ovunque, Umbria compresa. Riciclaggio, intromissione illegale negli appalti, traffici di droga, estorsioni: la regione è diventata area di ramificazione dei clan più potenti di mafia, ‘ndrangheta e camorra. Negli ultimi anni sono stati sequestrati beni per centinaia di migliaia di euro in tutte le principali città umbre. Nel 2015 a Terni e Foligno sono stati confiscati milioni di euro ai Casalesi (leggi); nello stesso anno a Spoleto le confische hanno toccato importanti clan mafiosi (leggi) e infine a Perugia nel giugno 2016 tre autovetture e diversi conti correnti bancari sono stati confiscati ad un pregiudicato calabrese affiliato alla ‘ndrangheta (leggi). Non tutti i beni derivanti da confische definitive avvenute in Umbria negli ultimi anni, tuttavia, sono di provenienza mafiosa. Una ridotta quantità deriva dalla commissione di ulteriori reati. Si pensi alla maxi confisca (sei appartamenti, due garage, 610000 euro e due auto di lusso) avvenuta nel 2012 a Bastia ai danni di due imprenditori di origine albanese, condannati per traffico internazionale di sostanze stupefacenti (leggi) Le 74 confische definitive compiute in Umbria fino ad oggi, in conclusione, pur essendo poche in relazione ai dati nazionali, fanno svanire l'idea di isola felice lontana dal fenomeno che l'Umbria ha conservato per anni.


Boom di confische dal 2015

Laura Bonaiuti e Andrea Candelaresi

Sono 74 le confische di beni immobili in Umbria all’inizio del 2016 su un totale italiano di 22990, un salto considerevole rispetto agli anni precedenti, se si pensa che solo nel 2013 la regione ne contava solo 4 e nel 2011 addirittura nessuna. Se si analizzano i dati (Ministero della Giustizia, relazione del 2011 e del 2012 dell'Agenzia del beni confiscati, report del Ministero dello Sviluppo economico) che riguardano la penisola si nota una continua crescita di confische da parte dello stato. Si passa dai 10438 del 2011 a oltre il doppio nel 2016. Per quanto riguarda la regione Umbria vi è un dato particolarmente interessante. Sebbene le confische in Italia aumentassero esponenzialmente di anno in anno, in Umbria il fenomeno sembrava comunque contenuto (si passa dalle 0 confische del 2011 alle 3 nel 2012 alle 4 nel 2013). Questo fino al 2016 quando le confische diventano ben 74. Il massimo dell’incremento di confische sia in Italia che in Umbria si ha poi nell’ultimo anno Si passa infatti dalle 17577 confische in Italia e le 53 in Umbria del 30/09/2015 alle 22990 in tutto lo stivale e le 74 nella zona umbra del 2016. Nel 2012, invece, i sequestri crollano a poco più di 600mila euro, con al centro di indagini alcuni beni immobili. Nel 2013 la magistratura umbra e le forze dell’ordine hanno proceduto al sequestro di beni per un valore di 5 milioni e 200mila euro, di cui 4 milioni e 700mila euro per beni immobili e 450mila euro per beni mobili. Per beni mobili si intendono aziende, titoli, quote societarie, somme di denaro, depositi bancari. Nel caso dell’anno 2013 ben 400mila euro di valore tra beni mobili sequestrati hanno riguardato aziende. Nel triennio 2011-2013 in Umbria il valore dei beni confiscati sta intorno ai 20 milioni di euro. Nell’anno 2011 risultano confiscati alle organizzazioni criminali beni per 4 milioni di euro, nel 2012 13 milioni di euro, nel 2013 708mila euro.


Riutilizzato solo un bene su 74

Lavinia Rosi

Il primo bene confiscato alle mafie in Umbria è anche l’unico, ad oggi, per il quale è stato avviato un effettivo percorso di riutilizzo sociale. Da quattro anni i terreni di Col della Pila, nel comune di Pietralunga in Provincia di Perugia, confiscati alla ‘ndrina reggina dei De Stefano, sono temporaneamente affidati ai volontari dell’associazione Libera Umbria, grazie ai quali sono stati bonificati 20 ettari di terreno destinati ad uso agricolo, su un totale di 100 ettari di cui 80 a bosco. Su questi campi adesso si seminano e si raccolgono patate, un lavoro portato avanti principalmente durante i campi estivi “E!StateLiberi”, ma che coinvolge i volontari per tutto il resto dell’anno.

Foto tratta da LiberaUmbria

E l’impegno di Libera si fa sempre più consistente. Quest’anno infatti, per il quarto anno consecutivo, più di 60 giovani provenienti da ogni parte d’Italia s’incontreranno dal 14 al 27 luglio per lasciare un segno concreto di cambiamento, ma anche per imparare qualcosa da trasmettere una volta tornati a casa, nella vita di tutti i giorni. È così che questi terreni, simbolo della penetrazione della ‘ndrangheta sul territorio umbro, oggi restituiti alla collettività, diventano laboratorio per una cultura diversa, improntata sui valori della corresponsabilità verso il bene pubblico e della legalità. Di giorno vanga e rastrello, di sera incontri tematici e laboratori di formazione antimafia, con proiezione di film e dibattiti in collaborazione con numerose realtà del territorio. Solo per citarne alcune, nelle due settimane di campo la rete di Libera si arricchisce del contributo dell’Università di Perugia (con l’intervento del Prof. Santambrogio, direttore del Dipartimento di Scienze Politiche), della Tavola della Pace e dello Spi Cgil, con il quale prosegue la ormai consolidata collaborazione. Si aggiunge poi quest’anno la presenza dei volontari della Rete degli studenti e dell’Udu, e il contributo della Protezione Civile. Ma il passo decisivo per la restituzione del bene alla comunità locale si avrà in ottobre, con l’apertura del bando del Comune di Pietralunga per l’assegnazione definitiva dei terreni di Col della Pila. Potrà così essere avviata una vera e propria attività di economia sociale, creando nuovi posti di lavoro e dando un segnale di cambiamento ancora più incisivo. Un esempio virtuoso che può fungere da modello per il futuro degli altri 73 beni confiscati in Umbria.


Si punta sulla sensibilizzazione

Daniele Polidoro

Insieme per combattere le mafie. Negli ultimi due anni sono state tantissime le iniziative nate in Umbria per il riutilizzo dei beni confiscati alle mafie. Nelle varie serate dedicate al tema, l’opera di sensibilizzazione è stata messa in atto da diverse associazioni come Libera Umbria o L’Erica: momenti di riflessione e approfondimento particolari in cui l’obiettivo era quello di parlare della “nuova vita” delle proprietà sottratte alle organizzazioni criminali. Se n’è parlato il 22 luglio 2015 a Pietralunga, nella sede del primo bene confiscato alle mafie (alla ‘ndrangheta), Cgil, Spi e Libera si sono radunate per lanciare l’iniziativa “Nuove resistenze”. Scopo del raduno era creare una rete di collaborazioni che coinvolgesse anche i volontari di Marche e Calabria. All’evento hanno partecipato 60 ragazze e ragazzi arrivati da tutta Italia per lavorare sui beni confiscati in Umbria e nelle Marche, oltre ai rappresentanti del sindacato pensionati delle Marche e della Calabria, che sono impegnati direttamente nella gestione dei campi sui beni confiscati.